Giuseppe Cassano (33), seminarista della parrocchia.
Caro Giuseppe, auguri. Stai iniziando un periodo importante per la tua vita, fatta di tante tappe, tra cui questa dell’Ammissione agli Ordini Sacri. Ma tutti ci chiediamo: Cos’e’ l’ammissione agli Ordini Sacri? E per te cosa rappresenta questo importante traguardo?
Il rettore del nostro Seminario Regionale (Don Gianni Caliandro) la spiega con la metafora del fidanzamento ufficiale, diffuso anni fa. Dopo il primo biennio di discernimento (mio e dei miei superiori), questo passo rappresenta l’impegno ufficiale preso davanti al Vescovo e al popolo di Dio di camminare con certezza e convinzione verso l’ordinazione sacerdotale e il servizio alla Chiesa. Certamente è un passo significativo per me: il percorso avviato 4 anni fa inizia ad assumere i connotati di concretezza e di visibilità.
Certamente te l’avranno chiesto in molti, ma cosa ha spinto un ragazzo come te, con una bella carriera già avviata, laureato, pronto per l’insegnamento, a cui non manca nulla per avere una bella ragazza, a mettere tutto da parte per iniziare una nuova strada, tenendo presente che le tue intenzioni per questo cammino devono essere comunque vagliate dal Vescovo e dagli educatori? In sintesi, cosa ti ha spinto a scegliere il certo per l’incerto?
Si pensa spesso che ad innescare un percorso come il mio ci sia una tonante epifania o un episodio eclatante: di certo può accadere, ma per me, come per molti, non è stato così. Di certo al cuore di un qualunque cammino cristiano c’è l’esperienza-cardine dell’incontro con Cristo: è Lui che ama e chiama, noi rispondiamo soltanto, che si tratti di vocazione matrimoniale o sacerdotale. È custodire questa perla preziosa che ci abilita, ci centra pienamente nella nostra esistenza e ci permette di discernere e collocare le cose nel giusto ordine; ovviamente questo porta a mettere da parte alcune cose a favore di altre: la carriera, il matrimonio, gli studi sono tutti beni affascinanti, ma Dio mi ha condotto a scelte sempre più profonde e incisive. Gli offro tutto ciò ben consapevole che in cambio mi dona ben di più: è in questo abbandono che ho appreso la differenza fra la rinuncia (col sapore del rammarico) e il “sacri-ficio” (che ha il gusto dolce della fiducia di un figlio verso il suo papà).
Ci sono delle persone che hanno influito in questa scelta o è tutta “farina” del tuo sacco?
Non è mai solo farina del nostro sacco! L’“esperienza di Cristo” di cui parlavo prima è sempre mediata da volti, incontri ed eventi che via via assumono un peso dirimente, ovviamente nella capacità che abbiamo di riconoscerli, abitarli e significarli. Mi ritengo fortunato nell’aver frequentato ambienti diversi (talora lontani) dalla Chiesa come l’Università e la scuola: questo aiuta a dialogare, ad aprirti le prospettive e a crescere come cristiano e come uomo. Ovviamente poi è stata cruciale la testimonianza di fede di tanta gente a cui la mia vocazione appartiene quanto a me: il dono del sacerdozio è sempre dalla Chiesa e per la Chiesa; si compongono quindi i volti di chi non solo mi ha educato alla fede, ma soprattutto me l’ha testimoniata in modo credibile mostrandomi che Cristo può dar senso, forma e bellezza alla tua vita. Gli esempi sacerdotali che ho ricevuto mi hanno mostrato che la generatività di un prete che fa nascere alla fede è decisiva ed intensa come e quanto quella biologica: è di questa preziosità che sono assetato e a cui mi sento chiamato.
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Abbiate fede! In voi stessi: profondete tutte le vostre energie nel riuscire a trovare il senso della vostra. In Dio, che non si stancherà mai: segni e incontri vi porteranno, presto e tardi, a porvi domande vere su voi stessi e su di Lui; vi chiede solo di usare pienamente e veramente della vostra libertà: è dono di Dio e come tale va vissuta,
Fai una richiesta alle persone che leggeranno questa intervista e a tutte le persone della comunità del Ss. Crocifisso
Credete e scommettete davvero nella comunità: camminiamo e cresciamo insieme, ciascuno offrendo a Dio con generosità. Solo così scopriremo il suo primato nella nostra vita e nella nostra comunità.
Don Francesco Rizzi