Stadera n. 156 – Mag/Giu 2024
Le Chiese sono sempre più vuote. Negli ultimi vent’anni i numeri sono allarmanti. Il campanile non attira più come accadeva fino a pochi anni fa, ora, c’è un gregge disperso che frequenta sempre meno le celebrazioni eucaristiche nelle parrocchie italiane. E qualcuno parla di chiese vuote.
La maggior parte dei giovani, inoltre, non va più in Chiesa, non avvertendo più come necessaria la parte spirituale nella società liquida, definita dal noto sociologo e filosofo Zyigmunt Bauman. La fede è passata semplicemente di moda? I giovani non cercano più Dio o è Dio che oggi è meno facile da trovare per loro? Lo cercano in un modo differente rispetto alle generazioni precedenti. Cercano Dio nella contemporaneità, con un approccio alla realtà che chiede gli adulti di fare i conti con un credo in continuo mutamento. Danno un peso molto più importante alle emozioni che alla razionalità, per esempio. I giovani hanno un altro modo per accostarsi alla fede e alla spiritualità.
Mentre in passato ci si chiedeva se Dio esiste, oggi la domanda è: Dio può stare in relazione con me? I nostri percorsi formativi sono per un tempo di cristianità che non esiste più, bisogna prenderne atto, soprattutto deve farlo chi ha a cuore l'esperienza religiosa nel mondo di oggi e ha delle responsabilità a livello educativo ed ecclesiale. Dopo lo stop imposto dal Covid la situazione, già in discesa, è ulteriormente peggiorata il segnale dell’allontanamento di tanti dopo il Covid è evidente. Ci si dedica più alle problematiche della giustizia o dell’ecologia.
Più che essere credenti, bisogna essere credibili e stare vicini ai giovani. Talvolta nonostante tanti anni passati in parrocchia, i giovani sentono il bisogno di staccarsi da un modo, a loro dire, troppo tradizionale di vivere la fede. La Chiesa tuttavia non deve cambiare ma dialogare un po’ di più con i giovani immersi in un mondo nuovo, dove la tecnologia e i videogiochi la fanno da padrone, che passano gran parte del tempo sui social, vivendo perennemente connessi, confondendo spesso, purtroppo il mondo virtuale da quello reale.
Viviamo in un mondo, dove purtroppo vediamo cose che non riusciamo a spiegarci, immagini di guerra e di orrore ci accecano e ci colpiscono. La contemporaneità e tutto ciò che accade intorno spaventa e spezza ogni giorno i giovani. Come facciamo a credere a quello che la Chiesa proclama? Come credere in certi valori quando in primis gli adulti ci dimostrano di non rispettarli? I giovani attendono risposte che nessuno fornisce loro.
Gli educatori hanno un compito fondamentale: indirizzare i giovani verso il bene. La Chiesa dovrebbe trattare argomenti più vicini ai giovani e far capire che Dio esiste, ci ama e ci aiuta. L’oratorio, non solo quello estivo, ad esempio, può essere un’opportunità per avvicinare piccoli e grandi in attività costruttive e ricreative. Sacerdoti coinvolgenti e ricchi di entusiasmo che testimoniano con la loro vita la fede e la trasmettono con passione al popolo di Dio.
Francesca Leone