Stadera n. 154 – Gen/Feb 2024
Siamo nel 1946, in un quartiere popolare della Roma di fine guerra, mentre le truppe degli alleati continuano a presidiare i viali della capitale. Al centro delle vicende vi è la vita della casalinga Delia, accompagnata ogni giorno al mattino dallo schiaffo immeritato del marito Ivano come se fosse un atto dovuto. Casalinga solo in parte, Delia, una volta sbrigate le faccende quotidiane, dopo essersi occupata del suocero e dei due irruenti maschietti di casa, costretti a condividere la sola cameretta rimasta con la figlia sedicenne in attesa di proposta matrimoniale, si adopera per assicurare alla famiglia altre entrate attraverso una serie di lavoretti.
Rammendatrice, addetta alla stesa della biancheria per interi palazzi, assemblatrice di ombrelli per il quale viene pagata meno di un neoassunto maschio, infermiera al servizio di facoltosi signori ed altro ancora. Suo marito Ivano, invece, è uomo rancoroso, cattivo almeno quanto è rozzo il padre che ospita in casa sua, non perde mai l’occasione per dimostrare a Delia chi comanda.
L’esordio in regia di Paola Cortellesi avviene con un film ben studiato attraverso un’ottima fotografia in bianco e nero degna dei tempi del Neorealismo e degli anni in cui è ambientata la vicenda, ma raccontata con lo spirito moderno di un presente che non tollera più, per fortuna e finalmente, atteggiamenti prevaricanti di mariti violenti e bruti. Il film della Cortellesi diventa un monito forte ed orgoglioso contro la violenza domestica perpetrata sulle donne, la stessa che caratterizza tragicamente le cronache quotidiane che oggi più che mai scandiscono i notiziari fruibili con ogni mezzo di comunicazione. Ecco allora che la resistenza di Delia, passiva fuori, ma tenace dentro, diventa il messaggio portante del film, che segna la nascita di una prima forma di orgoglio femminile, a partire dal periodo in cui finalmente il suffragio divenne realmente diritto universale.
Un film sicuramente da vedere!
Liana Caputo