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Immagine del redattoreParrocchia Santissimo Crocifisso Barletta

Dignità, accompagnamento e speranza al tramonto della vita

Presentato a Bisceglie lo scorso 30 agosto nell’ambito della XI edizione della manifestazione Libri nel Borgo Antico, il testo di Don Massimo Serio, dal titolo “Dignità Accompagnamento e Speranza al Tramonto della Vita. Moderatore della serata, prof.ssa Francesca Leone.

L’autore, don Massimo Serio, sacerdote da cinque anni, ha dialogato con il Prof. Filippo Boscia Presidente Nazionale dei Medici Cattolici, nonché Presidente onorario della Società Italiana per i Comitati Etici. Il testo di don Massimo Serio sul fine-vita è interessante, di grande attualità nel dibattito antropologico, etico e filosofico, perché è tema fondamentale dell’esistenza umana. Alla base c’è un diverso modo di concepire la Vita e il valore della dignità umana. È un testo che mira a far emergere come afferma il prof. Boscia, nella postfazione, la dignità della persona nella fase terminale della malattia. C’è un dato singolare nella biografia dell’autore perché Don Massimo è stato studente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia e, frequentando i reparti ospedalieri, ha toccato con mano la malattia e la sofferenza.

Nel primo capitolo l’autore si sofferma sull’homo patiens, l’uomo che soffre, offrendo importanti spunti di riflessioni in merito alla dignità della persona malata, evidenziandone il suo diritto a continuare a sperare, superando ogni forma di eutanasia così come di accanimento clinico e terapeutico. Spesso, però, l’angoscia e la paura di soffrire inducono la persona a desiderare la morte, chiedendo finanche al personale medico di anticiparla medicalmente. Ancora, si afferma che la persona malata non va lasciata sola nei processi decisionali perché, anche se l’ultima parola compete la sua coscienza e la sua libertà, si è dimostrato come una comunicazione efficace rappresenti una importante componente del piano di cura in grado di ridurre l’angoscia del paziente e migliorare il suo grado di collaborazione. Si evidenzia, inoltre, la pratica della consolazione e della presenza empatica come cifra del non abbandono e dell’indifferenza che spesso si registra nei confronti sia del malato sia verso la famiglia.

Il secondo capitolo è dedicato all’etica dell’accompagnamento come inedita modalità per accompagnare il malato terminale. Il malato, infatti, nella debolezza integrale che la malattia gli impone va accompagnato in tutti i processi di elaborazione del suo viaggio esistenziale. Si delinea un’autentica alleanza terapeutica tra medico e paziente, una sorta di alleanza poliedrica, che mira a sostenerlo in tutti i passaggi aspri del suo viaggio. Morire con dignità, significa, anzitutto, eliminare ciò che rende indegna e disumana l’ultima parte dell’esistenza umana. Boscia sottolinea come il processo del morire che richiede accompagnamento umano, spirituale, psicologico abbia subito notevoli cambiamenti negli ultimi anni, infatti, è in crescente aumento il numero di coloro che vivono gli ultimi anni della vita nelle RSA. Si muore spesso lontani dalle proprie case, dai propri affetti e in luoghi ospedalizzati.

Boscia, nella postfazione, ha evidenziato come l’autore abbia elaborato il paradigma dell’accompagnamento totale dell’uomo, nel rispetto della sua dignità, integrando concetti come appropriatezza clinica, proporzionalità delle cure e palliazione. Le cure palliative sono cure olistiche, cure globali che hanno il compito di affrontare sia il dolore fisico, ma soprattutto il dolore morale in una ideale casa del sollievo della sofferenza. Si evidenzia, altresì, l’importanza delle cure palliative, intese come aiuto nella sofferenza, di competenza di ogni medico e di ogni operatore sanitario in grado di favorire la resilienza del paziente e della famiglia, allargando lo sguardo verso la famiglia e le tante solitudini di chi si avvia verso l’ultimo traguardo di vita.

Don Massimo dedica il terzo capitolo all’antropologia della speranza, indicando la dimensione spirituale, che per ovvi motivi non appartiene solo ai credenti, ma ne sono intrisi tutti gli esseri umani, in quanto ogni persona quotidianamente compie atti di speranza perché progetta, smonta, distrugge e ricostruisce.

Francesca Leone professoressaleone@gmail.com

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