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Immagine del redattoreParrocchia Santissimo Crocifisso Barletta

“Dio c’è! Io l’ho incontrato per strada tra gli emarginati”

Lo scorso 15 Dicembre, presso il salone del SS. Crocifisso, la comunità parrocchiale si è riunita in occasione della consegna del 29simo premio della Cattedra degli Anargiri. La redazione de La Stadera ha ritenuto opportuno insignire di tale titolo padre Saverio Paolillo, sacerdote di spiritualità comboniana, che esercita la sua missione in terra brasiliana da più di trent’anni. A moderare l’incontro il diacono Riccardo Losappio, direttore dell’ufficio stampa diocesano e dell’ufficio cultura e comunicazioni sociali e il vicario episcopale di Barletta don Filippo Salvo, amico di infanzia di padre Saverio. Al termine della conferenza, il direttore della redazione, Ruggiero Dimonte ha evidenziato le motivazioni di tale riconoscimento sottolineando lo zelo e la dedizione che hanno contraddistinto padre Saverio in particolar modo per il suo operato dimostrato in un territorio, il Brasile, particolarmente difficile. Abbiamo vissuto un’ora di vibranti emozioni in ascolto della testimonianza del sacerdote comboniano, costellata di aspre vicende, scelte coraggiose e incontri altamente edificanti.

Il 16 Novembre 1985, padre Saverio arriva per la prima volta in Brasile, spinto dall’interesse verso la particolarità degli studi teologici condotti in America Latina. Ben presto l’animo di padre Saverio è scosso irreversibilmente dal primo contatto con la tragica crudeltà della realtà sociale. La dittatura militare brasiliana attua un clima di violenza e repressione che danneggia innanzitutto la schiera degli ultimi in particolar modo la gente più povera e disagiata che popola le favelas. E’ all’ordine del giorno, l’uccisione di ragazzi di strada, giovani di umili origini indotti dalle misere condizioni di vita a commettere delitti, anche di lieve entità. Padre Saverio è convinto che l’unica pastorale efficace e possibile in un territorio del genere è la presenza costante a sostegno dei più bisognosi. Da questa convinzione scaturiscono una serie di iniziative: dalla pastorale nelle carceri minorili all’edificazione di case di accoglienza per ragazze e ragazzi costretti a prostituirsi. La vita di padre Saverio ruota attorno ad eventi disastrosi e alla volontà inarrestabile di arginare il diffondersi di violenza e morte. Il suo desiderio consiste nel ripristinare la purezza d’animo dei ragazzi, proponendo loro una strada diversa da quella esclusivamente mostrata dalla società dove sono nati. Strumento di tale evangelizzazione diventano gli abitanti stessi di questa terra, investiti dal rivoluzionario amore di Cristo, che padre Saverio cerca di riportare nei loro cuori.

Ha ottenuto riconoscimenti dalla comunità internazionale dell’ONU ma al contempo anche minacce di morte da parte di chi vedeva i propri affari danneggiati dal lavoro pastorale di padre Saverio. Per i rischi corsi e per la lotta per la difesa dei diritti dei ragazzi brasiliani, l’ONU ha ritenuto opportuno affiancargli una scorta dal 2003 al 2005, arrecando tuttavia disagio nella sua quotidianità – <mi sentivo un malato terminale>, ha raccontato – ma permettendogli di trovare un alleato nelle stesse forze dell’ordine che ne avevano ostacolato l’evangelizzazione.

Padre Saverio ha vissuto e raccontato ogni esperienza con la gioia di chi ha veramente incontrato il Risorto e per questo riesce a trasmetterlo grazie al calore del suo contagioso sorriso. L’invito conclusivo che ha donato al pubblico presente è infatti quello di non limitare il valore dell’individuo al peso dei suoi peccati, ma di conservare la speranza di cambiare e far cambiare, a partire dalle briciole di purezza incancellabili presenti nel cuore delle persone: <<com’è possibile scoprire che c’è ancora tanto bene? In cose semplici, in cose umili. Questo ci riempie il cuore di gioia e ci dice che è possibile cambiare questo mondo e renderlo più umano>>.

Cinzia Defazio v3defazio@gmail.com

Alberto Casano a3cassano@gmail.com

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