Alice non parla,
se ne sta zitta come un’ombra di margherita in attesa
con la bocca in una linea frastagliata d’orizzonte
ad impastare un quarto di luna
tra dita a ventaglio
come a fissare, quasi cesellare, il suo nome
nel sovrapporsi incontenibile delle parole.
Alice ha un segreto,
non le interessa ricomporlo e mostrarlo,
lascia a ognuno il suo significato
con il suo essere ferma e inafferrabile come la vita
dai polsi sul cuore
a salvaguardare, quasi definire, i suoi sogni
nel formarsi rapida di una dimensione d’avanzo.
Alice non conta i giorni che mancano,
preferisce gli spazi tra un sasso e l’altro,
meno il girovagare di una foglia,
un po’ di più nascondersi nel grano,
meno i rumori dell’uomo che saturano il contorno,
e sempre l’odore che preannuncia la pioggia.
Alice ascolta,
non si ravvicina, non parla ma sente e ascolta
proprio come fa la notte.
Il più piccolo poro del nostro respiro la sua terra, la sua àncora, la sua solitudine.
dott. Davide Rocco Colacrai