Stadera n. 158 – Set/Ott 2024
C’è un vecchio detto che recita “la fantasia non supera mai la realtà” e il film Palazzina LAF sembra esserne la prova concreta. Michele Riondino racconta una storia vera scritta e diretta da lui stesso, quella della palazzina più temuta della fabbrica ILVA di Taranto. Siamo nel 1997, l’acciaieria più grande d’Europa è appena stata privatizzata, ma le condizioni degli operai non sono migliorate, morti, feriti e malati aumentano giorno per giorno. Scioperi, proteste e volantinaggio sembrano non scalfire i dirigenti che, anzi, hanno un metodo per trattare i dipendenti “fastidiosamente” sindacalisti: l’esilio nella Palazzina LAF, dove trascorrere lunghe giornate lavorative a far nulla, in balia della noia, dell’isolamento e dell’umiliazione.
Riondino decide di far conoscere questo luogo surreale attraverso l’esperienza di Caterino Lamanna (interpretato da lui stesso) un addetto ai forni che, per allontanarsi dai fumi tossici e dalla fatica, è felicissimo di essere spostato nella palazzina maledetta. In cambio dovrà essere gli occhi e gli orecchi dei dirigenti, tenere sotto controllo i reclusi della LAF, ancora combattivi e decisi a portare giustizia all’ILVA. Palazzina LAF, il film per il quale Riondino ha vinto il David di Donatello come migliore attore protagonista, racconta il primo caso di mobbing collettivo della storia industriale italiana finito nelle aule di giustizia. Riondino esordisce alla regia con una storia attuale, una storia vera, agghiacciante nella quale racconta tutto il presente: la precarietà, i contratti infiniti da stagisti, i laureati che emigrano. Non è un film di cronaca, ma di denuncia. Una storia universale che aiuta a riflettere sul potere e le sue vittime, ma anche sulla capacità di riscatto dei lavoratori. Il finale del film è un messaggio di speranza, che invita a non arrendersi mai, anche nelle situazioni più difficili. Un film sicuramente da vedere!
Liana Caputo