Stadera n. 155 – Mar/Apr 2024
A 32 anni dalla morte di Ruggiero Peschechera, vogliamo ricordarlo invitando i lettori a leggere e rileggere un testo splendido e straordinario, Quante sono le stelle del cielo, lettere di un amore infinito, scritte durante la sua malattia e indirizzate a Mariella, alla quale Ruggiero arriverà a confidare ogni suo momento di gioia e di sofferenza.
Nato a Barletta il 19 ottobre 1968 e morto il 15 aprile 1992, a Lione, la sua è una storia esemplare di giovane che ha saputo coniugare l’esperienza della malattia con l'amore alla vita, con l’apertura alla speranza, con la pratica della fede, con una grande senso dell’amicizia. Di Mariella scriverà: “L’unica differenza che li divideva era il fatto che lei non credeva in Dio, ma in una lettera, Ruggiero le scriveva: “Ringrazio spesso Dio quando prego per avermi dato te…”. Testimonierà Mariella stessa: “Riuscì a parlare del dono della Fede con una dolcezza e persuasione tali da rendermi completamente arrendevole”.
Sin da piccolo si mostrava educato e riservato ma al contempo affettuoso. Abitando nel complesso residenziale il Colosseo, il suo ampio giardino gli permise di familiarizzare presto con tutti. La sua giovialità e bontà erano una porta aperta per tutti coloro che incontrava e in particolare per i bambini. I più piccoli diventarono ben presto i suoi preferiti, tanto da organizzare per loro giochi, fare loro gli indovinelli, regalare quanto poteva ritrovarsi fra le mani: giocattoli, dolci, caramelle, soldi. Amava molto i bimbi e il suo sogno era sempre stato quello di avere una famiglia con tanti bimbetti perché per lui i bambini erano le più belle creature di Dio.
In ambito parrocchiale Ruggiero non trovò alcuna difficoltà d’inserimento. Conobbe il suo parroco, don Luigi Filannino, che divenne il suo abituale confessore fino alla morte e da lui ebbe il dono della Prima Comunione nel giugno 1980. La sua vita è attraversata in tutta la sua lunghezza da una commovente e crescente generosità. Dopo le scuole medie, frequentò l’Istituto Tecnico Commerciale conseguendo la maturità col massimo dei voti. Professori e compagni certificano che «Ruggiero era un ottimo alunno, nonché un ottimo compagno di classe, sempre generoso e disponibile con tutti». Aperto, allegro, positivo, sereno, buono, amante della vita, Ruggiero sembrava predisposto per natura ad una larga cerchia di amici. E in realtà di amici ne ebbe veramente tanti, e di tutte le età. I più giovani arrivavano a confidargli ogni loro vicenda, sia scolastica che sentimentale, perché era l’unica persona ‘adulta’ con cui riuscivano ad aprirsi veramente e di cui ascoltavano volentieri i suggerimenti. A proposito della malattia scriverà Ruggiero: la mia malattia mi ha aperto ancora di più: «La mia malattia mi ha aperto ancora di più non solo gli occhi, ma soprattutto il cuore. Il libro, insomma, è un testo di fede, carità e intriso di forte spiritualità.
Francesca Leone