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È drammatico e avvincente l’ultimo film di Bellocchio che, dopo il successo del pubblico tributatogli a Cannes, scelta dal regista per la presentazione della sua nuova opera, ha poi fatto incetta di premi a
Roma con ben sette Nastri d’argento. La storia, ben nota solo a pochi (conoscitori delle vicende risorgimentali, studiosi del rapporto tra cattolici ed ebrei, cultori della storia della Chiesa Contemporanea) è pressoché sconosciuta al grande pubblico. Bellocchio affronta con rispetto la storia di Edgardo Mortara, senza ideologie né pregiudizi, mostrandone sfumature e contradizioni. Non si tratta solo di un racconto accaduto quasi due secoli fa, ma di fatti che all’epoca animarono il dibattito sui giornali e nelle cancellerie di tutto il mondo, mentre il potere temporale dei Papi volge alla fine e le truppe sabaude della nascente nazione italiana conquistano Roma, siamo alla breccia di Porta Pia. Ambientato nel 1858, Rapito racconta la vera storia di Edgardo Mortara: nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa Pio IX irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenutolo in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato da lei segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica… Rapito è un film complesso, problematico, stimolante per dibattiti, sicuramente da vedere!
LIANA CAPUTO liana.caputo@gmail.com