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La Giornata si celebrerà il 5 febbraio sul tema La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14). L’auspicio dei Vescovi è che questo appuntamento rinnovi l’adesione dei cattolici al Vangelo della vita, l’impegno a smascherare la cultura di morte, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse”.
“Dietro il diffondersi di una cultura di morte – si legge nel documento – è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto. Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita, la soluzione è spesso l’aborto. Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara, la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel suicidio assistito. Quando la relazione con il partner diventa difficile, perché non risponde alle mie aspettative a volte l’esito è una violenza che arriva a uccidere chi si amava – o si credeva di amare -, sfogandosi persino sui piccoli e all’interno delle mura domestiche. Quando il male di vivere non si fa insostenibile e nessuno sembra bucare il muro della solitudine, si finisce non di rado col decidere di togliersi la vita. Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali, si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta”.
Così, poco a poco, si diffonde la cultura della morte. Nel messaggio si sottolinea che “il Signore crocifisso e risorto ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri”.
“È anche doveroso chiedersi – si legge nel messaggio preparato dal Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana – se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace. Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?”.
“Dare la morte come soluzione – si legge infine nel messaggio – pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine”.
“La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al Vangelo della vita, l’impegno a smascherare la cultura di morte, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse”.
Francesca Leone professoressaleone@gmail.com