a conclusione dell’anno scolastico, proponiamo ai lettori, una riflessione in ambito scolastico e pedagogico
“La dispersione scolastica implicita, cioè l’incapacità di un ragazzo/a di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto, è al 51%. Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud e quelle con background migratorio”. È quanto affermato da Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia, organizzazione internazionale con l’obiettivo di promuovere e tutelare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Desta preoccupazione, dunque, che il 51% dei ragazzi di 15 anni sia incapace di comprendere il significato di un testo scritto. È ancora più preoccupante che i più colpiti siano i ragazzi che vivono in famiglie povere, specialmente del sud. Pare che la scuola non abitui al sapere basilare della scrittura e della lettura. Questo a cominciare dalla scuola primaria per arrivare a situazioni più preoccupanti nelle medie, nelle superiori e nelle università. Già nella scuola di base sono ormai desueti il dettato, il riassunto e la parafrasi. Nelle superiori hanno poco spazio gli scritti, mentre questi sono completamente assenti nelle università, non scriveranno più nulla, se non una tesi di laurea in tre o quattro anni. Si spiegano così gli errori gravi riscontrati negli elaborati scritti dell’ultimo concorso per magistrati e apertamente denunciati dai commissari di esame. È stato riscontrato, secondo l’Istat, come in Italia una famiglia su 10 ammette di non avere un libro in casa. Il 30 % ne ha meno di trenta. E se il 64% ne ha un centinaio, due milioni e mezzo non possiede un libro tra quelli non scolastici. Siamo difronte a una sorta di analfabetismo funzionale, non si riesce cioè a comprendere il testo scritto su una pagina web o ad assimilare le informazioni su come utilizzare internet. Le cause di tutto questo? Il poco rispetto per l’insegnamento scolare. Una scuola indifesa di fronte a genitori che accorrono sempre in difesa dei figli. Genitori avvocati e figli contro presidi, maestri e professori. Non neghiamo che nelle trasmissioni televisive ci siano stupidità volute e macroscopiche, si osserva nella teatralità delle trasmissioni televisive un analfabetismo reale e spaventoso. Si è perso il rapporto con un modo di giovani e giovanissimi che consideravamo acculturati. Spesso ci troviamo di fronte a genitori disperati per la scarsa volontà dei figli a leggere. Che fare? C’è da chiedersi, se questi ragazzi hanno mai visto i genitori con un libro, con un giornale o anche con uno smartphone aperto e disposti a leggere qualcosa che non sia una semplice telefonata o un banale tweet? Ecco, la società dei social e dei tweet ci ha ridotto a questo, a tweettare con il mondo senza capacità interpretative e cognitive. Oggi finalmente vediamo in molte trasmissioni, grazie all’ingresso di giornalisti che intervengono da casa, librerie alle spalle. Era ora! Ma riflettiamoci, per sessant’anni, la televisione, anche quella di stato è entrata nelle nostre case senza mai mostrare una libreria. Il risultato è che siamo immersi in un mondo che non sa più leggere e scrivere e di generazioni che non sanno più dirsi parole né capire parole anche d’amore, affidandosi ormai esclusivamente al linguaggio del corpo e dei sensi. La scuola, allora, cominci a riscoprire a scrittura, partendo dalle elementari fino ai gradi più alti di istruzione, abitui a saper leggere, a saper scrivere ed a saper parlare, invogliando soprattutto gli insegnanti a riscoprire il piacere della lettura ed a trasmettere questo piacere anche ai loro alunni.
Francesca Leone professoressaleone@gmail.com