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Premio Oscar 2022 per la migliore sceneggiatura originale, il film diretto dal regista irlandese è un racconto autobiografico dello stesso Branagh, ambientato a Belfast nell’agosto del 1969, in un’estate che cambiò per sempre la sua vita. Il periodo storico ci porta quindi agli scontri tra cattolici e protestanti che in quegli anni terrorizzavano l’Irlanda del Nord e che furono una delle cause scatenanti, insieme alla crisi economica, della massiccia migrazione degli irlandesi verso l’Inghilterra e altri Paesi. Nella Belfast del ’69 vive il piccolo Buddy (Branagh) di nove anni, con sua madre e suo fratello; suo padre fa il carpentiere a Londra e ritorna di tanto in tanto. Siamo nel pieno dei tumulti e la cosa più semplice per la famiglia sarebbe stata quella di cambiare città e trasferirsi in Inghilterra, per scappare dall’odio e dai debiti. Ma Buddy perderebbe i suoi adorati nonni e anche la piccola Catherine, suo amore segreto… Il film è un omaggio del regista alle sue origini, alla città dove è nato e dove ha passato l’infanzia e alla sua famiglia in senso ampio, ma è anche una narrazione sul popolo irlandese, in particolare quella parte che vive nell’Ulster. Belfast, dice il regista è dedicato “a chi è rimasto, a chi se ne è andato e a chi si è perso” perché non c’è in Branagh la volontà di addentrarsi nei motivi scatenanti del conflitto, quanto di raccontare quel periodo storico con gli occhi di un bambino. Un film sicuramente da vedere!
Liana Caputo liana.caputo@gmail.com