Intervista a padre Saverio Paolillo, da oltre 35 anni in missione in Brasile, in occasione della Giornata Mondiale Missionaria
Padre Saverio, ci racconta, com’è nata la sua vocazione e, soprattutto, l’idea di diventare missionario, di evangelizzare oltre i confini dell’Italia?
La mia vocazione è sbocciata allorquando frequentavo la scuola elementare “Massimo d’Azeglio”. All’epoca vi era l’opportunità dei missionari di visitare le scuole e dare testimonianza di quanto avveniva in missione. In quinta elementare -ricordo- si recò a scuola un missionario comboniano proveniente dal Togo, raccontandoci la sua esperienza e parlandoci di Comboni, fondatore dei comboniani. Ci propose un abbonamento alla rivista missionaria, “Il piccolo Missionario”, tornai a casa abbastanza entusiasta e chiesi a mia madre, nonostante le difficoltà economiche, di sottoscrivere l’abbonamento… Mi appassionai alla rivista e in me maturò l’idea dell’esperienza missionaria. Inizialmente, ricordo che i miei genitori erano spaventati all’idea. Chiesi di partecipare a un campo scuola a Celenza Valfortore tra la quinta elementare e prima media e successivamente la proposta di entrare in seminario a Troia, di là partì il cammino di formazione, permettendo di maturare sempre più la vocazione.
Da oltre 35 anni dedica la sua vita ai bimbi e adolescenti di strada, ci vuole parlare della sua vita missionaria?
Il 15 novembre del 1985, quando giunsi in Brasile, iniziai il corso di pedagogia, fui affidato a una catechista e mi fu chiesto di collaborare nel coordinamento del centro di accoglienza per bambini. Da qui, la passione per l’insegnamento e per la pastorale dei minori, che comportava l’entrare nelle baraccopoli e nelle carceri minorili. La mia giornata è abbastanza intensa, mi sveglio presto la mattina, intorno alle 4.00, offrendo al Signore con la preghiera il tempo migliore; intorno alle 7.15, esco di casa e collaboro al Progetto, accogliendo circa 160 bambini, in due gruppi, mattino e pomeriggio, alternato al gruppo della scuola. Durante la mattinata mi reco anche al carcere minorile, insomma una giornata intensa, al tramonto finalmente mi reco a casa.
L’emergenza epidemiologica in Brasile. Come procede la campagna vaccinale? Possiamo affermare che purtroppo ci sono Paesi di serie A e serie B in merito alle cure e all’assistenza sanitaria?
Il Brasile ha un grande problema, che è il governo federale. Il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, è negazionista e sta creando forti tensioni all’interno del Paese, non ha mai creduto nel covid-19, non ha mai adottato misure restrittive né tanto meno ha creduto alla campagna vaccinale tuttavia il Brasile ha partecipato attivamente alla sperimentazione di vaccini cinesi. La pandemia è diventata una tragedia in Brasile, raggiungendo 470 mila morti mentre la campagna di vaccinazione è a rilento. Solo il 29% ha avuto le due dosi e circa il 60 % una dose. Il numero dei morti è diminuito, ma comunque abbastanza alto. La media giornaliera è di 750 morti. Il Brasile sta attraversando una forte crisi economica, alta inflazione e altissimi livelli di disoccupazione. Jair Bolsonaro, si presenta come messia, tanto è vero, che durante la campagna elettorale, nonostante si sia professato cattolico, si è fatto battezzare da un pastore pentecostale, nel fiume Giordano in Palestina. Spesso, minaccia il colpo di stato e con l’appoggio di militari e polizia militare, incentiva la violenza e l’ingiustizia, creando un clima di terrore, divenendo terreno fertile, per figure populistiche che lede la democrazia.
Francesca leone professoressaleone@gmail.com