“Dal punto di vista spirituale ricordo che osservavo molto, guardavo, imparavo da tanti, ma in maniera particolare da Salvatore, che era la persona con cui avevo creato il legame più forte. Vedevo Salvatore già con una vita spirituale propria, mai individualista, ma molto personale. Aveva un suo ritmo e stile di preghiera: già dal propedeutico, ma ancor più dagli anni di seminario, amava dedicare molto tempo alla preghiera e meditazione personale sulla Parola di Dio. Infatti intorno alle 6:00 solitamente era già nella cappella Regina Apuliae e le attività iniziavano alle ore 7:00: portava con sé la Bibbia di Gerusalemme e il suo quadernetto su cui buttava giù cose alle volte incomprensibili ed ermetiche; incomprensibili perché erano pensieri che riguardavano la dimensione spirituale che solo chi vive questa profondità potrebbe capire.
Aveva anche una grande cultura intorno alla Parola, nonostante non avessimo ancora iniziato gli studi esegetici. Vedere un fratello maggiore pregare e meditare così ha stimolato molto il mio rapporto con Dio. Così il periodo del propedeutico non solo ha favorito la nostra amicizia umana, ma anche approfondito la nostra progettualità pastorale e sacerdotale. E questo ci ha portato, poi, a scrivere e pubblicare un libro: un’occasione nata nella semplicità”. Con queste parole Vincenzo continua il suo racconto su di te, Salvatore, sul consolidamento di questa amicizia nata nell’anno propedeutico prima di entrare ufficialmente nel Seminario Maggiore a Molfetta.
Parlavate di progettualità pastorale e sacerdotale, senza sapere ciò che avreste vissuto. In questo mese pasquale, in cui la Pasqua cade il giorno dopo l’anniversario della tua ordinazione sacerdotale, vogliamo ricordarti con le tue stesse parole pronunciate nella tua prima omelia il 17 aprile 2015, commendando il Vangelo secondo Giovanni 6,10: “Fateli sedere. C’era molta erba in quel luogo”. Ti sei espresso così: “Quando la vita ci pone di fronte alle difficoltà, quando la vita ci pone di fronte al mistero, quando la vita ci pone di fronte anche al trambusto, abbiamo tanto bisogno di sedere da qualche parte. Abbiamo bisogno, come dice il testo greco, di ‘adagiarci’ da qualche parte, perché Gesù ci fa adagiare da qualche parte. E ci fa adagiare fondamentalmente sul suo cuore” (Lasciamo spazio a Dio, Rotas, 20).
Ormai sacerdote, caro Salvatore, realizzando il progetto di Dio su di te, lasciandoGli spazio, ci hai offerto uno spunto di riflessione umana e cristiana in questo tempo pasquale: trovare del tempo per noi, cercare l’interiorità, ascoltare in silenzio le Sue parole d’amore, adagiati sul Suo cuore. Per poi rialzarci (alzarsi/stare in piedi è il verbo greco della Resurrezione) e continuare il nostro cammino, continuare a realizzare il progetto di Dio per noi in questa ulteriore calda primavera che Lui ci dona.
Giovanni Solenne nannisolenne@gmail.com Ruggiero Rutigliano illietogiullare@gmail.co