“Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui” (Lc 10,34).
Chissà quante volte avrai ascoltato e letto questo versetto, riflettendo e meditando sull’atteggiamento di questo Samaritano, caro Salvatore. Sicuramente lo avrai fatto in relazione alle azioni svolte da questo straniero, anzi nemico dei Giudei. Tutti questi verbi citati nel versetto evangelico possono essere sintetizzati nell’ultimo: prendersi cura, curare. Gli antichi etimologisti sostenevano che il termine “cura” derivasse dall’espressione latina “(quia) cor urat” che significa “(perché) scalda il cuore”, cioè lo consuma. Chi si prende cura dell’altro che è in difficoltà, pur bruciando e consumando energie e tempo, è ripagato dalla gioia nel farlo e nel vedere, probabilmente, guarita la malattia e terminato il dolore.
Vivendo la tua malattia ed incontrando persone in ospedale che, come te, dovevano curarsi per malattie gravi, ha intuito che occorresse farsi carico, come il Samaritano, di questi “anonimi ed estranei” e dei loro familiari. Questa tua volontà di farti vicino a persone bisognose, offrendo un aiuto materiale e concreto, è stata custodita dai tuoi familiari e dai tuoi amici più stretti che sino ad oggi si sono prodigati per realizzarla. È nata, così, in questi giorni un’associazione chiamata “Buon Samaritano” che si impegnerà a creare “un albergo”, in greco espresso con il termine πανδοχεῖον, pandocheion, che significa letteralmente “accogli-tutti”. Nel frattempo che questa Associazione cominci ad accogliere tutti coloro che, come te, soffrono la malattia, in questo periodo di Avvento e Natale cerchiamo di diventare noi stessi pandocheion, un rifugio, anche una semplice mangiatoia, dove custodire e scaldare chi viene a bussare alle nostre porte.
Auguri di Santo Natale a tutti!
Giovanni Solenne nannisolenne@gmail.com Ruggiero Rutigliano illietogiullare@gmail.com