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Se la guerra in quanto tale è sempre un fenomeno che rivela abissi e orrori dell’umanità, nel conflitto che si sta consumando in Ucraina troviamo qualcosa di ancora più spaventoso, un dramma nel dramma: quello dell’utero in affitto e delle sue conseguenze. Non costituisce certamente una novità che Kiev sia l’epicentro, non solo europeo, di tale abominevole pratica. Infatti già da quando, nel 2015, i Paesi asiatici hanno iniziato ad introdurre delle limitazioni alla maternità surrogata e commerciale, l’Ucraina è sostanzialmente diventata un mercato in ragione degli stipendi che essa assicura alle madri surrogate e che, in questo modo, riescono ad ottenere uno stipendio pari al triplo del salario medio ucraino. Il punto è che questi giorni di distruzione e morte accentuano ancora di più il dramma dell’utero in affitto. Lo prova, anzitutto, lo sconvolgente caso dei neonati sospesi che a Kiev sono ora in attesa dei committenti, i quali per ovvie ragioni non possono andare a ritirarli.
La Biotexcom, una delle cliniche per la riproduzione assistita più conosciuta del Paese, ha pubblicato un video nel quale alcune infermiere si prendono cura di piccoli infagottati in un bunker. Sono i sotterranei della clinica stessa dove assieme alle file delle cullette sono stipati latte in polvere, pannolini e viveri di vario genere. Un modo per rassicurare le centinaia di coppie che ogni anno da diversi Paesi si rivolgono ai loro esperti. L’Ucraina è infatti uno dei pochi Stati al mondo in cui il cosiddetto utero in affitto è legale, motivo per il quale, insieme ai costi moderatamente contenuti, è diventata punto di riferimento di coppie con problemi di fertilità.
Se ogni guerra è sempre una sconfitta per l’umanità, in quella che dallo scorso 24 febbraio sta insanguinando l’Ucraina c’è qualcosa che al dolore aggiunge dolore, ossia il destino incerto di tanti neonati la cui prima parte dell’esistenza orbita attorno a parole e pratiche – compravendita, pagamenti, attesa dei clienti, ritiro della merce – che è disumano accostare a dei figli. Eppure questa è la realtà; la maternità surrogata al pari della guerra è una vergogna e deve essere bandita senza alcun beneficio del dubbio.
Il rapporto tra il bambino e la mamma è una relazione naturale che si crea dall’amore fecondo tra padre e madre! Concepire che il diritto di avere un figlio possa portarti all’uso del corpo di donne che spesso non hanno i mezzi, che per questo vendono i loro bambini, riconducendo la donna, a schiavitù, è qualcosa di abominevole che lede la dignità di ogni essere vivente. Nessun essere umano deve essere ridotto a mezzo e nessun bambino a oggetto.
Francesca Leone professoressaleone@gmail.com