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Intervista al dott. Francesco Alecci, commissario prefettizio straordinario del comune di Barletta, sull’esperienza alla guida della città della Disfida
Dott. Alecci, pochi mesi di commissariamento prima di nuove elezioni. Sicuramente non è la prima volta nella sua carriera. Può raccontarci come gestisce il suo lavoro in questi casi? Sì. La ringrazio, anzi vi ringrazio per darmi la possibilità di diffondere qualche ulteriore elemento informativo oltre sulla mia persona, sul mio operato, sul mio modo anche di gestire le funzioni commissariali che sto vivendo in questa città. Venendo qua il 15 ottobre 2021 il tema del mio lavoro era molto più semplice rispetto alla mia precedente esperienza (Lamezia Terme, ndr). Non si trattava di un comune vinto dalla criminalità organizzata penetrata, ma era semplicemente un’amministrazione che doveva essere affidata nella sua gestione sino alle nuove elezioni, ad un Commissario perché il sindaco era stato sfiduciato. Queste forme di intervento della gestione commissariale sono innanzitutto delle soluzioni indispensabili per consentire quel continuum dell’ente civico che non può soffrire la mancanza, anche soltanto per un giorno, di un amministratore o di più amministratori. Deve esserci una continuità. Difatti sino al 14 ottobre sera in questo comune, in questo municipio, in questo palazzo di città c’era il sindaco. Nella stanza accanto era riunita la sua giunta e, sempre fino al 14 ottobre, nella sala consiliare dove ora c’è il comando della polizia locale (in via Zanardelli, ndr) c’era riunito il consiglio comunale. L’indomani arrivava il commissario straordinario e quindi c’è una continuità di amministrazione. La gestione commissariale ha delle connotazioni tutte sue. Il commissario è “straordinario” nel senso che la sua esistenza è fuori dall’ordinario perché è una figura non eletta dagli elettori, dai cittadini che decidono chi, per ben 5 anni, deve gestire la macchina amministrativa. Cinque anni non sono pochi, non è un breve periodo! Compito dell’amministrazione eletta è quello di mantenere il livello di positività che quella comunità ha già raggiunto e, soprattutto, di migliorarle al massimo delle proprie disponibilità. Perché? Perché il benessere di una comunità ha il diritto di esplicitarsi attraverso le delibere del consiglio comunale o della giunta, i provvedimenti del sindaco, ecc.
Entrando nello specifico dell’esperienza di Barletta, quali idee si è fatto sulla città e sulle problematiche sia da un punto di vista politico che dei cantieri aperti? Atteso che non avevo una conoscenza effettiva reale della città, dei suoi problemi e non avevo neanche una conoscenza effettiva e reale dei suoi cittadini, delle persone, mi sono affidato al Segretario generale. E ai 7 dirigenti che erano presenti in quel momento. Allora in verità erano sei, adesso sono 7, perché 7 sono le aree di titolarità dirigenziale. Quindi in sostanza la rappresentazione dei problemi da parte di ciascun dirigente competente in ragione della area di appartenenza su determinate problematiche. L’organizzazione deriva da un corretto assetto ordinamentale e, nel mio caso devo dire che è stato così. Collocare alla titolarità di ciascuna delle 7 aree persone preparate, competenti, responsabili e soprattutto persone alle quali ho cercato di trasmettere sin dal mio primo giorno questo entusiasmo, questa voglia di realizzare un’azione di guida della città, fatta non di affermazioni, orari, non di parole, di slogan né tantomeno fatta di presenze fitte. La continuità nella gestione del mio lavoro considero che sia assolutamente necessaria non soltanto per dare dignità alla qualità di ciò che faccio, ma anche per corrispondere alle aspettative dei cittadini.
Nel caso di Barletta mi soffermo su due temi.
La tematica di natura ambientale, di sicurezza ambientale che deve essere garantita nella sua massima conoscenza è fondamentale. Abbiamo dei problemi che derivano dalla presenza di insediamenti industriali o di situazioni pregresse che hanno creato forme di inquinamento del territorio, del sottosuolo, dell’atmosfera che devono essere affrontate. Non lo dico io, lo dicono i dati scientifici, lo dicono relazioni ufficiali delle autorità sanitarie competenti territoriali. Lo dice la Asl. Lo dice l’Arpa. Lo dice l’Ares, lo dicono le stesse associazioni ambientaliste. Ci vuole un’azione costante, continua. Ci vuole soprattutto una forte collaborazione con le autorità sanitarie.
E poi c’è il porto. Barletta è una città sul mare, ha un porto e non da ieri sera. In questo momento, però, è poco valorizzato perché in città l’insediamento industriale si è molto contratto nel tempo, dove il comparto commerciale, certamente espanso in questi ultimi decenni non può costituire l’unico volano. Ora noi siamo inseriti e governati da una autorità di sistema portuale che è quella che ha sede a Bari e che ha sempre riconosciuto rilevanza ed attinenza di significatività al porto di Barletta. Naturalmente, a quale costo? Al costo di una amministrazione comunale che vada a Bari, che dialoghi con l’autorità portuale, che faccia valere i problemi di Barletta e che chieda risposte puntuali. Io personalmente in tutte le occasioni in cui ho incontrato il Presidente dell’autorità di sistema portuale non ho mai trovato una persona sorda, né disattenta né solo apparentemente disponibile ad ascoltare le necessità di Barletta. L’ho trovata, invece preparata, attenta e molto aperta. Ovviamente però, non è l’autorità portuale che deve prendere a cuore le vicende del porto di Barletta, ma devono essere gli amministratori cittadini, le associazioni le entità aggregative di Barletta che riescano a portare su Bari il peso della rilevanza di questo settore.
Quali potenzialità ha intravisto nella nostra città e cosa, secondo lei, può servire per “spingere” Barletta verso un futuro positivo? Allora le potenzialità, innanzitutto, come sempre accade nella vita, sono umane. Questa città ha la capacità di aggregarsi nei suoi cittadini, in associazioni più o meno spontanee o riproduzione in sede locale di entità organizzative esistenti già su dimensioni territoriali più ampie. Questa capacità di aggregarsi, questa voglia di attivare dei sistemi di collaborazione rendono molto più semplice l’attività di chi amministra, perché ti permettano di avere difronte un interlocutore che non rappresenta mai questo. Poi, il caso ha voluto che durante questa mia presenza sia entrato in vigore il cosiddetto piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Naturalmente, come tutti gli strumenti, ha una caratteristica e cioè deve essere ben azionato perché sennò diventa non soltanto uno strumento inefficace, ma diventa addirittura una fonte di amarezza e di rimorso per non avere colto delle opportunità. Poi cos’altro posso dire? Noi abbiamo la fortuna, dico noi come comune, noi e gli altri 9 comuni della provincia, di avere un signor prefetto della provincia di Barletta Andria Trani che è una persona molto forte, molto motivata, molto tenace e una persona pronta non soltanto a svolgere pienamente i compiti che gli sono propri come prefetto. È capace di stimolare attenzione e tenere, scusate il termine, sotto pressione tutti gli enti locali ma in senso buono, in senso costruttivo e positivo, quotidianamente su 1000 problemi. Infine dobbiamo dare certezze ai giovani. Il 15 marzo vi sono stati due momenti importanti ai quali ho personalmente partecipato. C’è stato un incontro con una rappresentanza significativa degli insegnanti di ben 16 istituti scolastici della città che l’anno scorso, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con il comune per valorizzare qualsiasi forma di intervento inter-istituzionale, quindi tra comune e servizi sociali. E poi, nel pomeriggio, si è voluto ricordare l’artista, il poeta, il regista, il letterato Pierpaolo Pasolini, nel centenario della sua nascita, con la presenza di tanti studenti all’interno della Sala Rossa del castello. Si danno tante opportunità a questi giovani che, secondo me ancora oggi, non riescono a valorizzare bene. E allora non dobbiamo dare voti, non dobbiamo considerarli perdenti, anzi dobbiamo capire che se non riescono a cogliere tutte queste opportunità evidentemente è perché noi che gliele forniamo non gliele sappiamo fornire bene. Cerchiamo di integrare la loro conoscenza della società, dimostrando che non è soltanto il luogo dove abitano, ma è una città viva, è una città bella, è una città positiva della quale il giovane si deve sentire protagonista.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione il dott. Stefano Paciolla, addetto ufficio stampa del comune di Barletta
Ruggiero Dimonte dimonte.ruggiero@libero.it