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In occasione del recente pellegrinaggio parrocchiale, a Napoli, lo scorso 29 ottobre, e del mese di novembre, dedicato ai defunti, il nostro pensiero e la nostra preghiera è per Giuseppe Moscati, il medico italiano, proclamato santo da Giovanni Paolo II, il 25 ottobre 1987. Nato a Benevento ben presto fu adottato dalla città di Napoli. Non smise di prestare la sua instancabile opera a servizio degli infermi, senza mai chiedere la parcella ai poveri. E mentre sanava i corpi, allo stesso tempo curava amorevolmente le anime. Prima di iniziare l’autopsia, si fa il segno della Croce davanti al cadavere che gli hanno portato. Poi dovrà tagliare, aprire, esaminare, nell’interesse della scienza. Ma innanzitutto rende onore a quel corpo che Dio ha amato e fatto vivere. Dopo la laurea, conseguita a pieni voti in medicina, lavora dapprima agli Ospedali Riuniti, poi a quello di Santa Maria del Popolo, detto degli Incurabili. Vive tra scienziati illustri, maestri di medicina quasi tutti positivisti e materialisti; rigidamente avversi alle cose di fede, questi luminari riconoscono tuttavia in Moscati l’uomo votato alla scienza. Si succedono per lui gli incarichi di responsabilità: cura degli infermi, direzione della ricerca, insegnamento. Un ricco curriculum medico, accanto a un altro, speciale e distinto, quello di medico.
Ricerca quotidiana e comunione quotidiana sono per Moscati un binomio indissolubile. Già sui trent’anni, le sue diagnosi fulminee ed esatte lo rendono famosissimo e molto stimato dalla comunità scientifica. Ma Giuseppe si sente soltanto veicolo di conoscenze provenienti da Dio e destinate a chi soffre. Per le visite in casa, l’onorario è regolato da un cestino con una scritta: Chi può metta qualcosa, chi ha bisogno prenda. Quando il malato è lontano e povero, è lui stesso che gli porta anche denaro. Come porta l’aiuto spirituale durante le cure e dopo, così si preoccupa di raddrizzare esistenze, di orientare i confusi. La sua, un’esistenza consumata presto, a soli 47 anni. Il 12 aprile 1927, giorno della sua morte, è stato ancora giorno di visita. Tre anni dopo, le sue spoglie sono state tumulate nella chiesa del Gesù Nuovo in Napoli.
Francesca Leone professoressaleone@gmail.com