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Immagine del redattoreParrocchia Santissimo Crocifisso Barletta

VUOI L’ARANCIA? – la testimonianza di Giuseppe Ricatti nel racconto di vita


Come non ricordare a nove anni dalla sua scomparsa, Giuseppe Ricatti, scrittore, musicista e catechista. Il 17 maggio del 2014 è venuto a mancare per un carcinoma metastatico all’addome dopo una vita vissuta con sofferenza ma nel contempo con gioia. Il suo ultimo libro, Vuoi l’arancia? edito dalla casa editrice Rotas, si legge tutto di un fiato, è un testo autobiografico, una grande testimonianza di vita e di fede, perché nonostante le molteplici difficoltà, Giuseppe non si è mai arreso ed è andato sempre avanti, sorretto dall’amore della sua famiglia, di tanti amici e dell’intera comunità parrocchiale. È deceduto, infatti, dopo una lunga malattia degenerativa che lo ha costretto, sin da piccolo, a vivere tra ospedali e difficoltà, sostenuto dalla sua famiglia, dagli amici e sorretto dall’amore in Dio. Per chi è costretto fin da giovanissimo a vivere su una sedia a rotelle, le difficoltà da affrontare quotidianamente sono tante. Colpito da una malattia autoimmune come la vasculite che gli impedirà di camminare, segnando il suo corpo con ferite che necessitano di cure giornaliere, Giuseppe Ricatti lotterà con tutte le sue forze. Invitiamo, davvero, i lettori a leggere il testo, perché è un testo che sin dalle prime pagine cattura il lettore. Giuseppe parla della sua infanzia, talvolta infelice perché con i suoi coetanei non c’era un bel rapporto di amicizia. Presto si innamorerà della Chiesa tanto che iniziò a servir Messa presso la Sacra Famiglia, alla guida di Don Donato Lionetti, che gli trasmetteva una grande fede in Gesù: l’emozione di servire la Messa- scriverà Giuseppe- è qualcosa di indescrivibile. Mi dava una così grande gioia, che mi alzavo addirittura alle 6.30 del mattino per andare a servire la messa delle 7.00. Degli anni scolastici, Giuseppe non ha un bel ricordo. Terminata la scuola dell’obbligo non volle più sapere di continuare gli studi, tentò di cimentarsi in qualche esperienza lavorativa, ma queste non andarono a buon fine. Avrebbe voluto diplomarsi in informatica ma per tante circostanze non fu possibile. Tuttavia Giuseppe già durante la scuola media, inizio a dilettarsi nello scrivere poesie che diventerà una vera passione in grado di aiutarlo ad affrontare particolari momenti della vita. Nella poesia trovavo sfogo, con essa riuscivo a comunicare ciò che non riuscivo a fare a voce. La poesia diventò la mia voce. Nella sofferenza la poesia, oltre alla fede in Dio, diventerà nel corso degli anni la mia ragione di vita. Una sua poesia, La via del sorriso, invita a percorrere la via del sorriso in ogni situazione perché solo questa via ci può portare alla gioia e la gioia ci porta sempre a vivere con ottimismo la nostra vita, anche quando le cose non vanno poi cosi bene. Sembrerà strano, ma per tanti ammalati il sorriso è una medicina miracolosa e molto efficace. Se si è con Dio si può gioire e affrontare tutte le avversità della vita con coraggio, riuscendo ad uscirne sempre vittoriosi e non vinti. Nel libro si narra il suo legame con Don Luigi Filannino, con don Rino Caporusso la comunità parrocchiale del SS. Crocifisso e l’esperienza in seno al Rinnovamento dello Spirito. Il libro, insomma, è un racconto di vita, un esempio di forza di volontà, generosità, apertura, gioia, nonostante le sofferenze inflitte dalla malattia.

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